362600930477422 sale&vaniglia: ottobre 2013

10.10.13

Spezzatino con le giuggiole


Esistono suoni, gesti, parole semplicissime che evocano  belle sensazioni così senza motivo. Una di queste parole è "giuggiola" mi ricorda le favole i posti incantati o i giochi dei bambini.... Cosa c'entra tutto questo con lo spezzatino? Assolutamente nulla, se non la voglia di assaggiarle, sperimentarle in cucina etc etc

Ingredienti



  • 600 g di carne da spezzatino
  • 300 g di giuggiole
  • una carota
  • una costa di sedano 
  • una cipolla
  • un aglio vestito
  • 50 g di coppa o pancetta
  • olio evo qb
  • un mazzetto di odori timo,rosmarino...
  • un bicchierino di whisky
  • sale pepe qb
Procedimento


In una casseruola dal fondo spesso in due cucchiai d'olio evo far caramellizzare la carne precedentemente salata. Togliete la carne e mettetela in caldo. Terminata quest'operazione nel fondo di cottura  fate rosolare tutti gli odori tagliati grossolanamente ad eccezione dell'aglio che inserirete intero per poi eliminarlo. Quindi lavate le giuggiole privatele del picciolo e del nocciolo, mettetele in un setaccio adatto al fuoco, immergetelo nel soffritto in modo che durante la cottura ci sia uno scambio di sapori ma una volta terminata la cottura delle giuggiole sia possibile asportarle facilmente e passarle allo schiaccia patate. Unite dunque il soffritto alla polpa delle giuggiole, alla coppa tagliata a pezzettini e alla carne. Terminate la cottura e fate amalgamare i sapori. Io ho servito lo spezzatino su di una "strega"(vedi sorelle Simili) con un buon purè caldo!
















Linda





Il vino che vi consiglio di abbinare, a questo buono ed altrettanto originale spezzatino, è “Amphora Bianco” dell’azienda agricola “Castello di Lispida” ubicata nel cuore del parco nazionale dei colli Euganei presso Monselice. Su terreni di origine vulcanica il Tocai viene allevato secondo la filosofia dell’agricoltura naturale di Masanobu Fukuoka. In cantina la macerazione e fermentazione è ad opera interamente di lieviti indigeni in anfore di terracotta completamente interrate. Le temperature non sono regolate per sei mesi dopodiché l’affinamento avviene sulle fecce fini per 14 mesi in dolia di terracotta. Aggiunta di solforosa in basse dosi e nessuna filtrazione.
Il vino ottenuto è di un colore che gli americani definirebbero “Orange Wine”. Al naso presenta una gamma di aromi in evoluzione che richiamano il vitigno di partenza, passano dalla fioritura gialla matura, all’erbaceo alla pietra. In bocca dà il meglio di sé: tannino sottile, bella mineralità, avvolgente e con un finale lunghissimo. 


 Robert0 
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